contatore accessi free

Alberto, lu porchettà

3' di lettura 09/04/2009 - Ormai ogni piazzola della Valnerina è occupata da pensionati che vendono un po’ di tutto, prodotti di stagione e non: olio, patate rosse, lenticchie, cipolle, asparagi e soprattutto porchetta.

Nelle altre vallate invece (Chienti e Potenza) ci sono dei piccoli punti di ristoro lungo la strada, piccole radure dove è possibile sostare e fare una merenda drive-in, con furgoni attrezzati come una moderna osteria, che spesso vediamo alle fiere e ai mercati e che stanno conquistando un loro piccolo mercato. Molto interessante è il ristoro “da Alberto”, una sorta di osteria ambulante, anzi volante, con tanto di parcheggio alle porte di Castelraimondo, tra la stazione di servizio e la Torre del Parco, tra il campo sportivo e la mega rotatoria con tanto di vista verso la Rocca d’Ajello e all’ombra di una quercia secolare che funziona da insegna, come quei pergolati di vite delle osterie dei tempi andati. Alla cassa di questo moderno “auto negozio”, simile ad un albero della cuccagna, è disponibile anche un bigliettino da visita minimalista con su scritto le specialità alimentari (porchetta, panini e polli), il giorno di chiusura ed altri elementi utili all’identificazione: via, città, numero di telefono eccetera.


Visto il successo quest’attività ambulante andrebbe studiata e credo che quel fenomeno di Alberto vada premiato, come Obama ha fatto con Marco Lentini, l’italoamericano di Filadelfia salito agli onori della cronaca per essere andato, con le sue ciabatte con cotoletta, un po’ più in là degli hot dog di McDonald’s. Insomma Alberto, detto “lu porchettà”, dopo ventisette anni di lavoro alla Sip di Macerata, sedici anni fa decise di realizzare il sogno della sua vita mettendo in moto, è proprio il caso di dirlo, questa osteria: una veranda, una mezza dozzina di tavolini, due dozzine di sedie, un paio di wc chimici sottostrada, la moglie Fiorella alla graticola, i figli Emanuele e Cesare al banco stracolmo di prodotti locali e lui tra il far porchette e il registratore di cassa, insieme ai giovani Matteo e Daniele. C’è sempre la fila per un panino farcito con prosciutto e formaggio o con una braciola di maiale “stongata” con tanta maionese e un bicchier di vino. Il luogo è sempre affollato da studenti e professori dell’Università di Camerino, camionisti, motociclisti, artigiani, famiglie che vanno a fare il picnic nei dintorni del Castello di Lanciano e, a seconda delle stagioni, da pescatori o cacciatori.


Alberto è l’artefice dell’urbanizzazione di questo piazzale di ottocento metri quadri di proprietà comunale e pertanto meriterebbe che gli venga concesso il permesso di costruire qualcosa di meno precario. Comunque “Lu porchettà” è un gran lavoratore a cui sta a cuore mantenere buoni rapporti con l’Amministrazione e con i fornitori che gli garantiscono la qualità e la quantità dei prodotti. Dal salumificio Bartolazzi di Muccia per le porchette e affini, al forno di Castelraimondo di Giovanni Rosetti specializzato in rosette e a quello di Sefro per i morbidi parigini che farciscono braciola con melanzane, dal pecorino di Capriglia e Dignano a quello con peperoncino prodotto dal Caseificio Picenum di San Ginesio. L’idea pasquale di Alberto è quella di fornire agli avventori anche le uova sode, cibo utilizzato dai grandi bevitori dei tempi andati per non affogare nell’euforia.


Il locale, trascurato dalle solite guide di maniera, è entrato a pieno titolo su Facebook e su You Tube. Quindi la nostra montagna non è soltanto leggende e folclore, lenticchie e patate rosse, salumifici e caseifici, ma è fatta anche di nuove attività che non potranno che rappresentare la definitiva fine di una società arcaica di tipo silvo-pastorale.








Questo è un comunicato stampa pubblicato il 09-04-2009 alle 15:11 sul giornale del 09 aprile 2009 - 2994 letture

In questo articolo si parla di attualità, macerata, gabor bonifazi, architetto







Cookie Policy