Contratti metalmeccanici anziché edili, trasferte non pagate e altri disagi: la Cgil Macerata si fa sentire. Coinvolta anche una ditta di San Claudio

In un cantiere in subappalto a una ditta jesina, due operai rumeni sembra fossero costretti ad attingere acqua da fontanelle pubbliche e a vivere negli stessi cantieri, a Urbino e Osimo, in cui lavoravano. A questo punto, viste le condizioni, un sindacalista Cgil, Kostantin Pascu, che fa da tramite soprattutto con la comunità rumena, se ne preoccupa e li porta altrove. Sembra i due operai siano stati pesantemente minacciati dalla ditta per cui lavoravano.
La seconda situazione spiacevole riguarda i contratti di una ditta di costruzioni di San Claudio di Corridonia, che sembra aver messo sotto contratto i propri operatori con contratti metalmeccanici anziché edili, molto meno onerosi per l’azienda. I lavori che questa ditta svolgeva erano fra l’altro per case popolari e Guardia di finanza di Civitanova e Itis di Fabriano, quindi costruzioni pubbliche. Qui lavorano rumeni, italiani e moldavi.
Una terza prospettiva riguarda un'impresa di Castelraimondo, che ha lavorato ai marciapiedi di Macerata, Jesi, Recanati e Gubbio. Anche qui, i contratti applicati sono quelli metalmeccanici, con versamento in cassa edile. Cgil, muovendosi in questo caso con l’ispettorato del lavoro, non ha avuto modo di capire chi fosse nei vari cantieri della ditta, fatto che stona con la natura dei lavori in ambito pubblico.
Un’ultima situazione denunciata dalla Cgil riguarda un'azienda edile con sede a Matelica, ditta tra l’altro iscritta a Confindustria. Un lavoratore, rivolgendosi al sindacato portando la busta paga, non si è visto riconosciuto la trasferta, che dovrebbe essere remunerata. Inoltre l’azienda, chiamati i lavoratori ad un incontro, avrebbe fatto sapere che i contratti non riescono ad essere soddisfatti anche per via dell’aumento dei costi dei materiali, come ferro e polistirolo.
“Le questioni che sono emerse, tutte, sottolineano ambiguità palesi – dice Matteo Ferretti, dall’ottobre 2020 segretario della Cgil Macerata -, nella fattispecie: le aziende che appaltano devono avere contezza di chi è nel cantiere. In secondo luogo, come è possibile che non ci sia controllo su come vengono spesi soldi pubblici, nel caso i lavori a edifici come scuole e caserme? Non è possibile che un appalto pubblico non sia verificato. Vorremmo – chiude Ferretti – che venisse approvato e usato da tutti un badge di cantiere, per ora usato solamente da due ditte del territorio. La nostra proposta era proporre qualche azienda per sperimentarlo, insieme a Confindustria”.
“Chiediamo poche regole, ma certe” ha sottolineato Massimo De Luca, coordinatore dell’area del cratere e delle grandi opere nelle Marche.

Questo è un articolo pubblicato il 19-06-2021 alle 15:13 sul giornale del 21 giugno 2021 - 196 letture
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